LA PIAZZA: CENNI STORICI

 

Con l’avvento dell’industrializzazione, si creò un difficile rapporto tra fabbrica e città, aggravato da una massiccia immigrazione: in pochi anni la popolazione raddoppiò creando problemi edilizi, di servizi e di strutturazione urbana.

Accanto alla vecchia Terni, arroccata nel centro, si inserì la città nuova che si andava espandendo intorno alle fabbriche ed ai margini della città medievale.

Già fin dal 1884 l’amministrazione comunale aveva incaricato l’architetto Possenti di elaborare un piano regolatore che prevedeva il risanamento del centro storico, attraverso sventramenti e l’espansione della città verso la Stazione Ferroviaria. Il piano prevedeva l’ampliamento della cinta daziaria, la costruzione di piazze, di strade, di assi viari (tra cui anche Corso Tacito) che sarebbero confluiti in Piazza Tacito e avrebbero collegato la Stazione con le fabbriche, attraverso la zona residenziale di Via Battisti.

Il piano Lattes-Staderini del 1934 si pose decisamente come il primo strumento urbanistico completo, la città fu pianificata nel suo insieme e l’efficienza fu lo scopo ultimo: piazza V. Emanuele (attuale Piazza della Repubblica) assunse la funzione rappresentativa del centro storico, piazza Tacito la funzione amministrativa, simbolo del nuovo capoluogo (1927), piazza Corridoni (piazza Valnerina) la funzione di caposaldo dell’asse direzionale che partiva da piazza Tacito.

Per la piazza Tacito, che veniva considerata il nuovo centro della città, il podestà ing. Almo Pianetti affermava: "Il nuovo volto edilizio della piazza, a cui contribuiscono in misura dominante il Palazzo del Governo del Bazzani e la sede della Banca d’Italia, imponeva una sistemazione della piazza stessa adeguata al nostro tempo, al clima fascista che presiede al rinnovamento della città".

Venne tolto il monumento ai Caduti che attualmente è collocato nei pressi dei Giardini Pubblici della Passeggiata, ed al suo posto fu costruita la Fontana su progetto degli architetti Mario Ridolfi e Mario Fagiolo, con catino decorato da mosaici di Corrado Cagli.

Nella relazione di progetto si legge: "L’acqua nasce al bordo del grande catino sotto forma di velo per scorrere sulla superficie decorata con i segni dello zodiaco, quindi precipita in un’ulteriore vasca più profonda per trasformarsi in energia, rappresentata, nella nostra fontana, da un altissimo ago metallico rivestito di acciaio inossidabile. La scelta dei segni dello zodiaco, realizzati con formelle di vetro inciso, è suggerita dalla intima relazione che intercorre tra essi e i mesi dell’anno che regolano la copiosità dell’acqua di precipitazione".

Distrutta dai bombardamenti durante la seconda Guerra Mondiale, la fontana venne ricostruita nel 1961.

Attualmente i mosaici del Cagli sono nuovamente in pericolo, poiché al deterioramento dovuto a cause ambientali, si unisce una manutenzione poco adeguata e forse una scarsa sensibilità della cittadinanza verso la salvaguardia di questo nostro importante BENE CULTURALE.