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IL
CANTARE DEL MIO CID |
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Almoravidi:
erano un movimento fondamentalista islamico, sorto in
Africa settentrionale, tra i nomadi e contadini berberi, che mal
sopportavano l'oppressione dei feudatari arabi locali. Essi, dopo aver
conquistato quasi tutto il Maghreb, portarono la capitale del nuovo Stato
in Marocco, a Marrakesh. |
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La realtà storica
Rodrigo Diaz conte di Bivar, meglio conosciuto con il
nome di Cid Campeador, nacque, intorno al 1040 d.C., a Bivar, un paesino vicino a Burgos
nel regno di Castiglia.
Proveniva da una famiglia della piccola nobiltà castigliana. Crebbe alla corte del Re di Castiglia servendo il figlio, il principe
Sancho. Ebbe dunque una buona educazione, come si addiceva ai figli
della nobiltà.
La leggenda vuole che al momento del suo battesimo un monaco gli
regalasse il cavallo che poi lo accompagnò in tutte le sue avventure: il
famoso Babieca.
Il nome El Cid Campeador gli venne attribuito più avanti. È composto da
due parti: El Cid, nomignolo datogli dagli arabi e che significa "Il
signore" in una lingua mista di spagnolo e arabo, Campeador, Il
campione", invece, gli venne dato dagli spagnoli dopo la vittoria in
duello contro Jimeno Garcès, alfiere del re di Navarra.
Questo
soprannome, quindi, dimostra che il personaggio godeva del rispetto e
dell'ammirazione sia tra gli spagnoli che tra gli arabi.
El Cid, agli ordini di Sancho II°, essendosi distinto nella guerra vinta
contro il regno di Aragona, divenne, a soli 23 anni, capo dell'esercito
castigliano e, con questo grado, prese parte alla guerra fratricida tra
i tre figli Ferdinando I°,Alfonso VI, Garcia e lo stesso Sancho II°
Morto
Sancho,a succedergli venne chiamato il fratello Alfonso che,
richiamato dall'esilio in Toledo, arrivò in Castiglia, guardato con
sospetto dai castigliani che non vedevano di buon occhio la sua presenza.
I rapporti tra il nuovo monarca ed El Cid, non erano idilliaci.
Il cavaliere era però un personaggio molto popolare, oltre ad essere un
ottimo combattente e Alfonso VI° temeva che un giorno potesse voler
diventare il nuovo monarca della Castiglia. Così lo legò
alla casa regnante dandogli in sposa sua nipote Jimena nell’anno 1074 d.C.
Alla prima occasione, però, Alfonso fece il modo di liberarsi
dell'ingombrante alleato spedendolo in esilio. La ragione di questa
espulsione di Rodrigo non è chiara; forse era dovuta alla gelosia dei
nobili castigliani, oppure c'entra una, forse falsa, accusa di essersi
appropriato di denaro della stato, oppure il monarca era arrabbiato per
una spedizione militare, non autorizzata, che El Cid fece contro
Granada. Fatto sta che nel 1081 Rodrigo Diaz si ritrovò solo e senza un
padrone.
Iniziò quindi la sua carriera di mercenario e offrì i suoi servigi al
miglior offerente, non tenendo conto della religione di appartenenza.
Negli anni successivi servì agli ordini di al-Mu'tamin, monarca arabo
della città di Zaragossa. Anche questi furono anni di successi militari
che fecero accrescere notevolmente la gloria di El Cid.
Nel 1086 iniziò la grande invasione degli Almoravidi, popolazione araba,
provenienti dall'odierno Marocco. Nella grande battaglia di Sagrajas
Alfonso VI°, che cercava di opporsi all'invasione, venne sconfitto e
capì che non poteva fare a meno del più forte cavaliere cristiano di
quell'epoca. Richiamò così El Cid dall'esilio, ma ormai i rapporti tra i
due erano compromessi e presto si giunse ad una nuova rottura.
Libero da qualsiasi vincolo, alla guida del suo esercito personale,
composto sia da cristiani che da arabi, si mosse in direzione della
città costiera. Doveva prima però eliminare il vicino Conte di
Barcellona Berenguer Ramòn II che puntualmente sconfisse e catturò nella
battaglia di Tébar. Due anni più tardi, nel 1092, a Valencia scoppiò una
rivolta a seguito dell'assassinio di al-Qadir, monarca locale, ad opera
di un nobile. A seguito di questo fatto El Cid ruppe gli indugi e cercò
di approfittare della situazione.
La battaglia di Valencia fu lunga e cruenta e solo nel 21 Maggio del
1094 la città si arrese.
Ufficialmente El Cid governò per conto di Alfonso VI, ma il re di
Castiglia era troppo debole militarmente per intervenire e reclamare la
città. Quindi, di fatto, ebbe una larga autonomia e nei suoi atti
governò come un vero e proprio monarca.
Il suo regno durò fino alla sua morte avvenuta il 10 Luglio 1099 ed il
suo corpo fu trasportato a Burgos e sepolto nella locale cattedrale.
Alla sua morte il governò passò alla moglie che, pressata dagli
Almoravidi, chiese l'aiuto di Alfonso VI° che ordinò di bruciare la città.
Nel 1102, però, gli Almoravidi fecero ingresso nella città e la tennero
per oltre un secolo.
Subito dopo la sua morte Rodrigo Diaz, detto El Cid, divenne oggetto di
culto popolare.
Subito considerato eroe nazionale castigliano, attorno alla sua figura
vennero scritti poemi, opere letterarie e, molti secoli più avanti,
anche il cinema sfruttò il personaggio.
Nel XII° secolo venne composto il poema "La canzone del Cid" ( El Cantar
de Mio Cid ) che rappresenta una delle prime opere della letteratura
spagnola.
Tizona, la spada dell'eroe spagnolo è tuttora conservata a Madrid nel
museo dell'esercito.
Grande fama ha in Spagna anche il cavallo del Cid, Babieca, a cui sono
stati dedicati monumenti e leggende.
Il Cantare del mio CId: il poema
Il poema del mio Cid, ovvero il *Cantar de meo Cid*, è un poema epico
formato da 3733 versi di un autore anonimo risalente al 1140 ca.,
considerato il primo documento letterario spagnolo. L’opera fu scoperta
nel 1779, da Tomas Antonio Sanchez; tale manoscritto recava la data del
1307 e il nome di Peter Abbat,un giullare o forse un copista. Il poema
narra fatti fondati sulla realtà storica, anche se ampiamente romanzati,e
si compone di tre canzoni (cantares):la canzone dell’esilio (El cantar del destierro),la
canzone delle nozze (El
cantar de las bodas) e la canzone dell’oltraggio di Corpes (El cantar
de la afrenta de corpes).
Nella prima parte Rodrigo Diaz (El Cid
Campeador), vassallo del re, viene accusato da cortigiani maligni di
essersi appropriato di una parte dei tributi dovuti dai mori ad Alfonso
VI. Esiliato dal re,lascia la moglie Jimena e le figlie Elvira e Sol nel
monastero di Gardena e vaga per la Spagna con un gruppo di amici
fidati, compiendo imprese a danno dei mori fino alla riconquista di
Valencia. Nella seconda parte le sue figlie vanno in spose agli infanti
di Càrion, due uomini senza scrupoli, che, umiliati dal Cid durante una
festa di corte, nella terza parte del poema, decidono di vendicarsi
oltraggiando le loro spose e lasciandole in preda alle belve feroci. Le
due donne vengono poi salvate da Felez Munoz nipote del Cid, il quale
sfida i due infanti a duello e li uccide. Il poema si conclude con il
Cid che riottiene le sue terre, mentre le figlie vanno in spose ad altri
due infanti di più nobile carattere.
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Babieca
I monaci di Cardeña, non soddisfatti di custodire le
spoglie del Cid, di sua moglie e di altri compagni d’arme e parenti
dell’eroe, elaborarono un’edificante leggenda anche su Babieca. Del resto,
altri monasteri si vantavano di ospitare le spoglie di cavalli appartenuti
a personaggi illustri. Secondo la leggenda, dopo la morte del Cid, Babieca
passò a Gil Díaz, un arabo convertito al cristianesimo, che lo mantenne
con tutti gli onori. Quando il cavallo morì, Gil lo seppellì nel monastero
di Cardeña, piantò due olmi per indicare la tomba e dispose di essere a
sua volta sepolto in quel punto.
[da
Sapere.it
]
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Storia e leggenda
Ripresa dalla letteratura nata attorno a questo
personaggio, vuole che fosse un personaggio gentile, un marito amorevole
e un ottimo padre di famiglia, un cavaliere coraggioso e fedele al suo
paese.
La storia ci racconta qualcosa di diverso; un
mercenario che combatteva per i mori e per i cristiani senza nessuno
scrupolo, disposto a distruggere chiese se questo fosse servito ai suoi
scopi, insomma un cavaliere senza principi disposto a tutto pur di
raggiungere la gloria.
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Descrizione del poema
È il più antico poema epico spagnolo, il Cantare del mio Cid, scritto
tra il 1140 e il 1157, è considerata una delle più compiute espressioni
dell’epica medievale europea. L’autore, di cui è ignota l’identità,
compose il poema con circa 4000 versi, in lasse sia assonanzate che
rimate. Il Cantar del mio Cid è composto da 3 canzoni: L’esilio, le
nozze, l’oltraggio di Corpes.
Il periodo storico in cui è ambientata la
narrazione è la metà dell'XI secolo, mentre la stesura del poema è di
circa un secolo più tardi.
Il testo fu scoperto nel 1779 da Tomas Antonio Sànchez e
recava la data 1307 con il nome di Per Abbat, un giullare oppure un
copista dell’epoca.
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Il comportamento dei
Cristiani nei confronti di Arabi ed Ebrei
Dal testo che narra la storia del Cid Campeador, il signore
di Vivar, possiamo trarre alcuni elementi essenziali del comportamento e
della considerazione dei Cristiani nei confronti degli Ebrei e nei
confronti degli Arabi.
Entrambe le popolazioni vengono disprezzate dal Cid e dai suoi seguaci
fondamentalmente per ragioni di carattere religioso.
Gli Ebrei ci vengono presentati dal racconto come persone molto ricche,
attaccate però al denaro più che a qualsiasi altra cosa.
Vengono rappresentati come persone avide, non degne di rispetto da parte
di un cavaliere, visto anche che l’attaccamento ai beni materiali, in
particolare al denaro, va contro quella che è la dottrina della Chiesa.
Ne abbiamo dimostrazione nella scena in cui il Cid si prende gioco di
loro,promettendogli ricchezze che non esistono, e stringendo patti con
loro sul nulla.
Questo è prova, ancora una volta, del loro profondo attaccamento al
denaro; infatti presi dalla possibilità di accumulare più ricchezze senza
ragionare cadono nella trappola del Cid.
Gli Arabi o Mori come riportato nel racconto, vengono disprezzati in
quanto sono considerati infedeli, cioè coloro che non credono in Dio, il
Dio dei Cristiani.
Sono quindi considerati come una popolazione da combattere, da scacciare
dalla propria terra, e chiunque ci fosse riuscito avrebbe ottenuto tutta
l’ammirazione e stima del popolo.
Ed è proprio grazie all’impresa della riconquista di Valenza, tolta dalle
mani degli Arabi ,che, dopo essere stato allontanato dai propri territori
per ordine del re,il Cid ne riacquista la fiducia,potendo così tornare in
quella che fino a pochi anni prima era stata la sua casa.
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