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...E inevitabilmente i francesi esclamavano: “Italiens à Paris!”

In qualsiasi posto ci siamo fatti riconoscere, sarà stato per i cori urlati a squarciagola nelle metropolitane o per strada di notte o per le esibizioni nei locali di Mont-Martre o all’Hard Rock Cafè, ma l’esuberanza di noi settanta italiani di certo non è passata inosservata. Diciotto ore di treno, tutta la notte in cuccette che non ammettevano compromesso: o noi o le valigie. Ma arrivati alla Gare de Lyon, alcuni hanno ringraziato coloro che sul treno, premurosamente e senza neppure farsi notare avevano pensato di alleggerire un po’ i bagagli di qualche ragazzo o professore prelevandone soldi e cellulare. L’hotel che ci ospitava, un Royal Medoc a tre stelle (e molti si sono chiesti dove stavano quelle tre stelle) in fondo non era poi così male, anzi al mattino era l’apoteosi della colazione, soprattutto in vista di sedici ore tour no-stop; il secondo giorno, anzi hanno anche avuto la gentilezza di non svegliarci sapendo che sarebbe stato inutile dopo l’ora in cui eravamo tornati la sera precedente… Le stupende (che è sempre dir poco) immagini del Louvre si sono impresse nei nostri occhi per forza di inerzia, avendolo visitato appena arrivati con un pizzico di spossatezza inevitabile, accuratamente dissimulato nei giorni seguenti per non incorrere nelle ire dei superiori. Un po’ di nostalgia disperata per la cucina italiana, un punto a favore per il processo di santificazione della catena Mc Donald’s che, sebbene non offra il massimo dell’arte culinaria, è l’ultimo appiglio per ogni italiano che si sposti in luoghi dove la cucina purtroppo, non somiglia proprio alla nostra. (inconvenienti di chi è abituato bene…) Cercate qualcuno di noi se avete bisogno di un esperto di linee e orari nella metropolitana parigina, sicuramente abbiamo percorso ogni tratto possibile e sfruttata ogni coincidenza per muoverci su e giù per Parigi… e travolti dalle velocità degli spostamenti siamo riusciti a visitare gran parte di ciò che chi va a Parigi deve vedere per poter dire di esserci veramente stato in questa città. Presenza immancabile e quasi confortante, col suo conto alla rovescia all’anno duemila, la Tour Eiffel di giorno, di notte, dal “Bateau Mouche”, illuminata dalla cima e dalla piazza ai suoi piedi si è mostrata vanitosamente in ogni prospettiva possibile, e non c’è album fotografico che manchi di visuali aeree della Senna, degli Champs Elysées, del quartiere della “Defense” e di tutto lo sterminato ma nebbioso panorama della città. Una Ville Lumière degna del suo nome. Chissà chi paga la bolletta per tutto quel chiarore notturno… Ma ripiombare a Terni, dalla sera alla mattina, è veramente un brutto trauma. . . Un po’ esagerata Parigi, ma di sicuro non include la noia nei suoi programmi. La sproporzione fra i due ambienti è stata da noi notata anche per quanto riguarda i centri commerciali e i locali notturni. Tappa obbligatoria, infatti, sono stati i magazzini la Fayette, un immenso centro di sette piani, dove sarebbe stato possibile appagare ogni desiderio anche se i prezzi non sempre lo consentivano. Che cosa dire poi dell’Hard Rock Café? Più che un pub sembrava una galleria di “reliquie” della storia della musica e infatti è una consolidata tradizione di questo locale ospitare esclusivamente musica dal vivo: Jimy Hendrix, The Doors, Beatles,… Pochi fortunati, poi, hanno avuto il coraggio e l’energia dopo quindici ore di “tour de force” di avventurarsi nel paradiso proibito chiamato “Place Pigalle” tornando in albergo a piedi visto che la metropolitana aveva chiuso da tempo. Ma il divertimento non è derivato solo da ciò che la città ci ha offerto, bensì dal nostro spirito di socializzazione tipico dei diciottenni in gita in una capitale straniera tanto che bastava entrare a qualsiasi ora della notte in una delle qualsiasi camere d’albergo per trovare: “Nutella party”, con conseguente “guerra” di cioccolata, poi docce gelate complete di vestiti, classi bloccate per cedimento della maniglia della porta,… Comunque dopo quattro anni di trepidante attesa e per qualcuno anche più, le aspettative per la gita di quinto sono state appagate! E anche aspetti imprevisti e al momento tragici, come ad esempio l’abbandono dell’autobus due ore prima della partenza, dopo tutto ci hanno fatto sorridere!

Chiara Ermini

Sara Menicocci

Susanna Proietti

Daniela Scaletti