Lilia Sebastiani ci ha donato un gran bel libro

IL TERZO CIELO

Presentazione di don Gianni Colasanti

La nostra collega, la prof. Lilia Sebastiani ha pubblicato, con i tipi delle edizioni Paoline, Il terzo cielo, la sua prima opera a carattere narrativo.
In questo nuovo cimento ella fa convergere "generi vari e punti di vista diversi" ma fusi insieme in una mirabile armonia e con un effetto, di fascinazione irresistibile.
Il titolo, costituito dalle prime parole di una laude di Jacopone da Todi che canta nei primi due versi "lo terzo cielo è de plu altura,/ non ha termine né misura", si addice bene ad un testo che risulta efficace nel portarci fino alle vette più alte e nelle valli più profonde del mondo di Iacopone, sia di quello interiore del grande spiritualista tuderte sia di quello che gli si agita attorno, rivisitato attraverso l'ottica dell'ultimo anno di vita: il sottotitolo del libro è appunto L'ultimo anno di vita di Iacopone da Todi.
Ho avuto la fortuna di leggere il testo quando ancora era solo un dattiloscritto non destinato alle stampe: rimasi già allora profondamente rapito dalla sua luminosità.
Fu per me come essere improvvisamente trasportato in un paesaggio di luce tersissima e intensissima e, nello stesso tempo, ammaliatrice: era questo l'effetto provocato in me e dal modo di scrivere proprio dell'autrice, caratterizzato da un compostezza, misura, precisione linguistica che riesce sempre a controllare la partecipazione passionale come solo nella prosa dei classici è dato leggere, e dai temi via via toccati con notevole perizia storica e psicologica. 
Rileggendo ora il testo con attenzione non solo agli effetti d'insieme ma anche ai singoli particolari il godimento intellettuale ed estetico si è trasformato, come dire?, da quello stato d'animo che può essere sperimentato in un innamoramento a prima vista a quello non meno intenso ma più sottile perché più sottoposto ad analisi, e più profondo perché frutto di una scelta pienamente consapevole. Di notevole fattura risulta infatti la ricostruzione storica del periodo in cui si incastonano le singole microstorie personali. Celestino V, gli eremiti del monte Morrone, Bonifacio VIII, Benedetto XI, la corrente spiritualista del francescanesimo, le famiglie romane degli Orsini, dei Colonna, dei Savelli, dei Caetani che incrociano le loro astuzie politiche con quelle degli uomini di Chiesa, Filippo il Bello re di Francia, la presa di Palestrina del 1297-98, e tanti altri elementi, sono frutto di una ricostruzione storica precisa ma anche pienamente efficace nel ricreare la tensione umana, politica, religiosa del tempo con tutte le sue passioni nobili e meno nobili. 
Di notevole fattura risulta anche l'elaborazione dei vari temi, siano essi quelli della povertà o quelli della verginità o della penitenza o del potere o altri, rivissuti tutti attraverso l'esperienza interiore dei vari personaggi che si affacciano via via nella narrazione. L'autrice sempre scende nelle pieghe dell'animo, fin lì dove un vissuto diventa contiguo con il suo opposto: la purezza e la penitenza con la lussuria, la povertà del convento con la sicurezza della vita e la privazione dagli affanni, il servizio con l'orgia del dominio..., sempre mostra una grande perizia circa le ambiguità che si possono nascondere nelle pieghe dell'animo umano, sempre tende verso una limpidezza che non lasci aloni sospetti.
Affascinante risulta il personaggio Iacopone che da pieno di fuoco diventa sempre più distaccato, si direbbe introverso, capace di scrutare i fatti della storia, anche della propria storia personale, con la distanza che il tempo pone tra il presente e il passato e il conseguente stemperarsi delle passioni fino ad accettare (?) o almeno non sentire più odio per il grande avversario (Bonifacio VIII).
Un'attenzione particolare merita, ritengo, il tempo vissuto dagli uomini e quello vissuto dalle donne, così come l'autrice lo vede. L'uomo sembra vivere totalmente immerso nel tempo sia esso quello della passione violenta, sia quello del ripensamento o quello, anche se non della giustificazione, della comprensione del proprio nemico. Mai l'animo dell'uomo vive al di sopra delle vicende storiche. Queste sono sempre lo spazio in cui si muove il suo animo. Per la donna è differente. Le vicende storiche si affacciano al suo animo ma non lo catturano, questo resta sempre in una dimensione sovrastorica e, nello stesso tempo, imtima, dove trova il suo nutrimento, la sua pace, la sua capacità di giudizio: questa dimensione sovrastorica fa della donna qualcosa di diverso e anche, forse, superiore. A questa dimensione non sembra partecipare solo la Beata Angela da Foligno, che il testo ci restituisce come figura alquanto nevrotica e indisponente.
Perché? Povera Angela! Dalle mie letture ne avevo riportato un fascino non inferiore a quello lasciatomi da Iacopone.
Angela da Foligno a parte, Lilia sebastiani ci ha donato un gran bel libro!

Don Gianni Colasanti
In Adesso n. 22 Ottobre 2000