IL DRAGO DELLE STELLE

C’era una volta un ragazzo molto povero che viveva da solo con il padre e la sorellina. Il padre però era troppo malato per lavorare, così il lavoro ricadeva tutto sulle spalle del figlio ormai quattordicenne. 
Un giorno durante uno dei suoi pellegrinaggi di città in città si fermò sulla riva di un ruscello per riposarsi dopo il lungo viaggio. Al tramonto, mentre stava per rimettersi in viaggio, vide che una pietra luccicava particolarmente alla luce del sole che tramontava, allora si avvicinò e la raccolse, ma si accorse che piano piano la pietra diventava d’oro, proprio come le altre attorno al ruscello.
Il ragazzo allora prese una delle pietre e la mise nella bisaccia, ben nascosta, nel caso di brutti incontri con i briganti. Il giovane tornato a casa mostrò al padre la pietra e gli raccontò la storia. Dapprima il padre non gli credette, ma poi vedendo la pietra, metà roccia e metà d’oro, scacciò via dalla mente l’idea che il figlio fosse impazzito e si concentrò sulla pietra.
Il mattino seguente raccomandò al figlio: “Non dire a nessuno della pietra e metti nelle due bisacce che ti ho dato tutte le pietre che riesci a raccogliere e soprattutto stai attento ai briganti”.
Il ragazzo di buon ora si incamminò verso il ruscello, si sedette su una pietra e aspettò il tramonto.
Le pietre ad una ad una, proprio come la sera prima, cominciarono a diventare dorate, allora il ragazzo prese le due bisacce e provò a prendere una delle pietre, ma prima di riuscirci un enorme drago si pose davanti alla pietra. Il ragazzo indietreggiò e inciampò su un bastone: “Chi sei?”. Chiese il drago con la voce chiusa in un ringhio. “Mi chiamo Bruce, signore” disse il ragazzo, che intanto si era alzato e guardava il drago con gli occhi sgranati. 
“Che cosa fai qui?” domandò il drago, questa volta invece la voce era più calma e tranquilla.
“Sono venuto a vedere le pietre magiche” rispose il ragazzo. Il drago allora capì le intenzioni del ragazzo e disse: “Quelle non sono semplici pietre, ma stelle”.
Il ragazzo allora rimase stupefatto: aveva rubato una stella. Forse il drago aveva letto nei suoi pensieri? 
Subito il drago disse a Bruce “ieri sera hai rubato una stella e se non la riporterai entro il tramonto del prossimo giorno, quando le nubi si dilateranno, ti accadranno cose terribili!”.
Il drago poi fece cenno al ragazzo di salirgli sul dorso e disse: “Coraggio! Andiamo a cercare la stella, prima che finisca in mani sbagliate, oggi ho seguito tuo padre, ha venduto la pietra a un mercante di oro e questi ha percorso circa 25 Km di strada”.
E mentre spiccavano il volo aggiunse: “Reggiti forte!”.
Bruce si mise all’attaccatura delle ali, le nuvole erano vicinissime, gli sembrava di poter toccare il cielo con un dito, il cuore gli batteva forte, il vento gli schiaffeggiava il viso, gli sembrava di precipitare, soprattutto quando il drago scese in picchiata verso la foresta buia.
Finalmente Bruce sentì i piedi toccare terra, il drago accese con una fiammata un fuocherello scoppiettante che illuminò la foresta buia.
“Domani riprenderemo a cercare la pietra Bruce”, disse il drago. “Non posso volare a lungo”.
Bruce si voltò verso il drago dicendo: “Come ti chiami?”. Il drago rispose con voce flebile: “Lukes” e aggiunse: “Sono il drago guardiano delle stelle”. Rispondendo prima di accorgersi che Bruce era piombato in un sonno profondo.
Il Giorno seguente al sorgere dei primi raggi di sole, i due si rimisero in viaggio, Bruce faceva ogni tanto qualche domanda a Lukes sul suo mondo e lui rispondeva che non poteva dire di più di ciò che aveva già detto in precedenza. Non molto tempo dopo, verso il mezzodì, trovarono finalmente l’uomo che aveva preso la pietra e con non poche difficoltà riuscirono a riprenderla poi si misero in viaggio verso il ruscello dove lasciarono la pietra al suo posto.
Arrivato a casa Bruce raccontò tutto al padre e alla sorellina e la sera dopo, mentre guardava il cielo stellato dalla sua finestra, vide un dragone viaggiare tra le stelle. 



                                                                                                   Federica Listanti 1A

 
LA LEGGENDA DEL DRAGO FANTASMA

Un giorno nel paese remoto dei sette monti, governato dalla principessa Leila, ci fu un’eruzione vulcanica causata dall’ira di un drago.
Nonostante gli abitanti cercassero di salvarsi, tutti gli sforzi furono inutili, il fuoco incandescente sputato dal drago distruggeva tutto ciò che incontrava compreso il paese.
Leila ogni dieci giorni si recava ai piedi del monte dove dimorava il drago e gli offriva in sacrificio animali come mucche e pecore. Questo però non placava l’ira del drago che costantemente distruggeva il villaggio con ondate di fuoco rovente. 
Un giorno Leila si recò nel bosco per andare a venerare gli dei perché potessero aiutare il paese a superare l’ostacolo. 
Successivamente gli dei come risposta alle preghiere di Leila inviarono un ammazzadraghi di nome Mozhar. Mozhar era un ragazzo alto e slanciato con spalle possenti, addominali scolpiti occhi azzurri oceanini e capelli lunghi biondi.
L’ammazzadraghi si recò nel vulcano.
In un primo momento non vide nulla, solo gli spruzzi di lava che si alzavano oltre dieci metri, ma ad un certo punto, la situazione diventò critica, una pioggia di cenere annunciò un geyser dal quale dopo la dissoluzione uscì il drago.
Era una bestia di dimensioni enormi : aveva due occhi dal color rosso fuoco striati di sangue, due ali enormi sulle quali erano posizionati spuntoni roventi, una pelle color nero pece, artigli enormi e taglienti come lame e zanne possenti macchiate di sangue. Mozhar si sentiva piccolo ed insignificante di fronte a quella bestia, ma non esitò ad andargli contro.
Il drago sembrava invincibile ma ad un certo punto Mozhar lo attaccò da dietro e scagliò un dardo che fortunatamente colpì il drago nel suo unico punto debole. La bestia cadde rovinosamente e quando sembrava rialzarsi Mozhar scagliò una freccia nello stesso punto. Questa volta la freccia fu letale. La principessa per ringraziare il cavaliere lo sposò e regnarono felicemente.


                                                         Federico Camilli e Matteo Pasini 1G
 

 

IL DRAGO BIANCO
A.D. 420 

In un villaggio sperduto dell’Irlanda meridionale vivevano genti povere minacciate da un temibilissimo re-mago che sapeva mutarsi in drago.

I contadini della regione vivevano di lavoro e di commercio.
Il capo del villaggio, Image, aveva una figlia stupenda di nome Mirta che era stata rapita dal crudele re-mago quando era ancora in fasce.
Molti pretendenti alla sua mano avevano osato scontrarsi con il perfido e crudele re-mago. Un giorno, alle porte della casa di Image, bussò un altro pretendente alla mano di Mirta.
Questo nuovo pretendente si chiamava D.A.M. 
Munitosi di una sacca contenente del cibo e di un’altra sacca contenente un oggetto sferico si mise in viaggio verso il castello.

Una volta arrivato sotto le mura del castello, trovò un pilastro d’oro su cui erano incise queste parole: 
Per entrare l’enigma devi risolvere,passando per mari di parole.
Dopo aver sorpassato quattro porte, una di legno, una di rame, una d’argento e una d’oro, si trovò davanti la Sfinge che gli chiese: “Qual è quell’animale che al mattino ha quattro zampe, al pomeriggio due e alla sera tre?”.
D.A.M., senza pensarci su troppo a lungo, disse: “L’Uomo!” e la Sfinge scomparve: era segno che l’enigma aveva trovato risposta.
L’ultima porta stava per scomparire quando D.A.M. si ricordò che doveva passare per i mari di parole: MA COME?
Allora D.A.M. tirò fuori dalla sacca la sfera magica e si trasformò in un drago bianco.
Prima di scomparire definitivamente la porta d’oro lanciò una fiammata enorme che, aprendo la porta, la fece ricomparire; per evitare che si richiudesse D.A.M. iniziò a parlare e riparlare fin quando ebbe varcato la soglia di quella porta.
Al di là di quella porta c’era la sala del trono dove sedeva il re-mago, che era nient’altri che il padre di D.A.M., il re-mago aveva anche lui il potere di trasformarsi in un drago, rosso però.
In quel momento iniziò una vera battaglia di fuoco contro fuoco, D.A.M., che era il drago bianco, si trovava in difficoltà quando fortunatamente il drago rosso fece cadere la sua sfera magica del potere e quindi perse il potere di drago. D.A.M., prima che anche lui perdesse i propri poteri di drago, lanciò una fiammata che carbonizzò il drago rosso.
D.A.M. e Mirta si sposarono e vissero felici e contenti.

                               Andrea Alessandrelli, Diego Galeazzi e Mattia Lodovici 1A

 

COME SI CREO'
IL DRAGO DI TERNI


C’era una volta un drago che si chiamava Ferolock. Questo abitava su una montagna molto alta in Italia. A lui non piaceva abitare in montagna e quindi alcune volte si recava nella città di Terni. I cittadini, stanchi di questi continui attacchi da parte del drago, si recarono dal re per discutere di questa faccenda. Il re ingaggiò due cavalieri: il primo si chiamava Jack e il secondo Dazor, chi tra i due riusciva a sconfiggere il drago saliva sul trono dopo la morte del re. I cavalieri non si affrettarono ad affrontare il drago ma aspettarono un suo attacco. Dopo un paio di mesi il drago si rifece vivo, quindi i due cavalieri non potevano perdere un’occasione così propizia. Si precipitarono subito sul posto e cominciò l’attesa battaglia. I cavalieri sapendo che il punto debole era il collo puntarono subito lì. Il drago avendo i riflessi pronti si alzò in volo. I due cavalieri, poiché volevano uccidere il drago con le spade si uccisero a vicenda entrambi nello stesso momento. Il drago vedendo i corpi dei due cavalieri morti con onore provò compassione e decise di non attaccare più la città e diventò poi il simbolo di Terni.


                                                          Matteo Boscarini , Riccardo Covicchio 1A
 

L'ultimo drago

Nel medioevo i cavalieri oltre a cavalcare i cavalli montavano anche i draghi. 
Dopo numerose battaglie erano morti moltissimi draghi perché se erano uccisi i cavalieri, morivano anche le spaventose bestie da loro cavalcate, e viceversa. Due anni dopo era rimasto in vita un solo drago quello posseduto dal re. Il re era molto malvagio, infatti, molti volevano la sua morte e tra questi c’era anche suo figlio. Il drago finora era sempre stato rinchiuso in una stanza del re al sicuro, perché era l’unico drago a vivere in eterno e se il drago non sarebbe mai morto neanche il re sarebbe mai morto. 
Gli abitanti del paese invece volevano che il re morisse e con lui anche il suo drago così ordirono una congiura contro il sovrano.
Quella notte trentasei uomini con lance, arco e frecce andarono al castello; scavalcarono, uccisero le guardie di turno ed entrarono senza fare il minimo rumore. Qualche secondo dopo udirono un rumore assordante, era il drago. Seguirono quel rumore fino ad arrivare ad un grande portone. Con molti colpi sfondarono quest’ultimo ed all’interno vi trovarono il drago che con una fiammata li fece fuggire tutti. Un giovane ragazzo si avvicinò alla grande porta vide che l’essere mostruoso era distratto e lui gli tiro la lancia che si andò a conficcare nel petto del drago, che cadde a terra, era l’occasione che tutti aspettavano da anni. Tutti insieme come se fossero una sola persona gli tirarono lance e frecce. 
Dopo qualche secondo il drago spirò e chiuse gli occhi. Andarono subito al piano di sopra nella stanza del re, si presentava la stessa scena davanti a loro.
Da quella notte si fecero sogni tranquilli e si ristabilì la pace anche in quel paese. 

                                                                                           Lorenzo Bongarzone 1A
 

Il piccolo Eragon

Nella città di Dragon, chiamata così dagli abitanti del posto, viveva un drago femmina di nome Erinacon e il suo cucciolo Eragon.
Eragon , visto che era soltanto un piccolo, spesso scappava dalla madre disturbando gli abitanti del posto.
Andava a sbattere contro le persone, rubava tutto ciò che era commestibile dai banchi dei mercati, entrava nelle case distruggendo tutto ciò che trovava.
Era un vero e proprio problema per tutti ma soprattutto per la mamma. 
Un giorno Erinacon preoccupata per Eragon andò a cercarlo in città, e dopo molto tempo lo ritrovò ma non era solo ma in compagnia di un bambino orfano che si era talmente affezionato al piccolo drago che non lo voleva lasciare. La mamma impietosita dalle lacrime dei due piccoli, decise di portare anche il bambino con loro. I due salirono abbracciati sulle grandi ali di Erinacon e felici di non essere più da soli vissero sempre insieme. 



                                       Sofia Marchetti, Chiara Sugoni, Sharon Liurni 1A

 
 

Storia di un drago

Tanti anni fa, in una grande città della Cina, viveva un enorme e spaventoso drago che si nascondeva in una caverna appena fuori dalla città. Gli abitanti del luogo erano terrorizzati perché esso assaliva di continuo coloro che erano costretti a passare di li. Ormai nessuno osava più avvicinarsi , allora il terribile mostro per saziarsi usciva dalla caverna e sputava fuoco e fiamme dalla bocca ed inceneriva e bruciava ciò che incontrava. Gli abitanti della città stanchi e preoccupati di ciò che sarebbe potuto accadere , decisero di ucciderlo. Ma, chi avrebbe avuto il coraggio di avvicinarsi alla grotta? Nella città di Tien Man viveva un bambino molto buono e coraggioso che non temeva nulla. Avendo saputo che i suoi concittadini avevano deciso di uccidere il drago, pensò di salvarlo convincendolo con la sua dolcezza, buono e utile alla città. Una mattina, Cin Yong cosi si chiamava il bambino, prese dalla dispensa della mamma della frutta e una torta di mele e le caricò in un piccolo sacco, poi si recò alla grotta del drago.
Questi, appena lo vide stava per lanciargli contro una fiammata di lingue di fuoco e vapore incandescente. Ma Cin Yong gli disse : “Calmati amico ! Sono venuto ad offrirti un regalo, per far sì che tu possa diventare amico di tutti e protettore della città”. Quindi Cin Yong depose davanti all’ ingresso della caverna la frutta e la torta di mele. Il drago prima era diffidente ed incredulo che un bambino avesse avuto il coraggio di presentarsi , poi si convinse; risucchiò in un sol boccone la frutta e la torta di mele e con la lunga lingua accarezzò le mani del bambino. Da quel giorno la città e i suoi cittadini vissero in pace protetti da un drago divenuto buono con l’ uomo. 



                                                                         Alessandro Tarani 1A

 

I DRAGHI



C’era una volta circa un milione e mezzo di anni fa, una coppia di draghi che deposero un uovo.
Dopo dieci anni l’uovo si schiuse e da li nacque un draghetto. L’essere aveva la pelle con squame dei colori dell’arcobaleno, ed ogni volta che la gente lo vedeva, gli faceva un mucchio di complimenti.
Il drago crebbe e man mano che cresceva diventava sempre più bello, e quando sputava fuoco lo faceva diventare di mille colori.
Un giorno mentre cercava del cibo, vide un denti aguzzi e incominciò a correre, provò a volare ma non ci riuscì, così corse talmente veloce che il denti aguzzi non lo vide più, (si era nascosto dentro un cespuglio).
Il drago andò dalla madre e le chiese perché non riusciva a volare.
La madre gli spiegò che bisognava andare a scuola di volo e che lui non ci era mai voluto andare. Il drago si decise e iniziò a frequentare la scuola di volo dove trovò tanti amici e così da quel giorno il drago andò a scuola senza pensarci due volte, e diventò uno dei più bravi della classe in “volotogia”

                                                                    Virginia Camilli 1A

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