1° - UN TESORO PER JUANITO     

 Questa e’ la storia di Juanito, un ragazzo di tredici anni che viveva con suo nonno Jose’, un anziano signore che sta sempre sulla poltrona a fumarsi il suo sigaro, e sua nonna Alicia, una donna sempre indaffarata ai fornelli. Juanito era un bambino solo, chiuso in se stesso, che dimostrava con timidezza la sua età. I suoi capelli neri, lisci e corti mettevano in risalto la sua magrezza, caratteristica che tutti i compagni deridevano. Ma a Juanito non importava, ormai era abituato.

Un giorno tornando da scuola, dopo le giornaliere prese in giro, Juanito trovò, come al solito, la nonna che cucinava e il nonno che fumava. Ma in via del papavero rosso 23 qualcosa di strano aleggiava nell’aria: un senso di sconforto e tristezza era dipinto sul volto di tutti; era l’anniversario della morte dei genitori di Juanito. Fu un incidente d’auto a compiere la tragedia.

Quell’orribile pomeriggio andarono in Chiesa e, dopo la Messa , Josè disse: “Juanito”, “Sì, nonno”, “Tre anni fa i tuoi genitori mi hanno detto che in caso di una loro morte ti avrei dovuto dare questa moneta antica”. Detto questo tirò fuori dalla tasca un cerchietto grigio con strani simboli raffigurati sopra, che però, a Juanito , sembrava aver già visto.

A casa se la rigirò tutto il tempo tra le mani ma non riusciva a ricordare dove l’aveva già vista. “Juanito”, si sentì dalla cucina “Vammi a prendere un bottiglia di olio in cantina”. Si mise svelto in tasca la moneta e scese le scale. Si trovò nel piccolo spiazzo dove c’erano i vecchi giocattoli e la porta a cui si accedeva alla dispensa. Superata la massa di giochi Juanito si trovò davanti alla porta e stava per aprirla ma… “Non e’ possibile “pensò: c’era una cavità compatibile con la forma della moneta! Con le mani che gli tremavano per l’emozione inserì la moneta e aprì la porta. Incredibile ma vero, non c’era la dispensa ma un vecchio ufficio un po’ decadente; certo non era moderno ma era dove non doveva essere! Esplorò a fondo quel luogo spoglio, privo di tutto se non di una scrivania e una sedia, ma non trovò nulla di interessante. Dando un ultima occhiata scorse un cassetto che prima era nascosto dalla sedia; lo aprì e vide che dentro c’era una cartolina che diceva “il silenzio è il fiume in cui naviga il pensiero umano… difendiamolo!”. Non sembrava significare niente: “forse è un indovinello” pensò Juanito. Felice per aver trovato l’oggetto tornò disopra ma con dei dubbi: perché quella stanza era lì? Come mai nessuno glie ne aveva mai parlato? Ci rifletté tutta la notte e non dormì; il giorno dopo si risvegliò molto tardi. Prese la cartolina sul comodino e pensò: “Allora Juanito, cerca di capire che cavolo vuol dire; fai come papà”. Pensava sempre di imitare gli atteggiamenti padre, un uomo colto, per risolvere i problemi.”Dunque, il silenzio potrebbe essere un luogo silenzioso; un bosco. Poi c’è scritto, è il fiume in cui naviga il pensiero umano; il pensiero umano può essere una preoccupazione da parte dell’ uomo. Perciò riassumendo è un bosco con un fiume che la gente difende.” Rimase un attimo in silenzio poi disse: “Basta non ne posso più, adesso vado a vedere la televisione”. Scese le scale ma la TV era già accesa; il nonno ,mentre fumava un sigaro, stava vedendo il notiziario che diceva “Anche oggi la protesta contro l’ abbattimento del bosco degli Aceri continua: i manifestanti dicono che si apposteranno sul fiume Turchino e protesteranno per una decina di giorni a partire da lunedì”. D’un tratto si senti il nonno che bofonchiava: “Quella gente si preoccupa troppo. Quest’anno e’ già la quinta azienda che cerca di comprare il terreno per le industrie; prima o poi si arrenderanno. Tu che ne pensi Juanito?”. Stava per emettere un suono ma si fermò: chiuse la bocca e sorrise. Il nonno chiesa un’altra volta:”Allora?” ma Juanito rispose dicendo:”Ma si, certo!Il bosco, il fiume, l’ uomo che si preoccupa e lo protegge!Ma è ovvio,l’ indovinello si riferiva al bosco degli Aceri!” “Che?” disse il nonno spaesato al sentire quelle parole. “Nulla nonno, ma grazie sei un vero genio quando ti ci metti!” Jose’ ancora più confuso di prima disse:”Prego”.

Rapido come un fulmine Juanito uscì di casa, diretto verso il boschetto che distava più o meno trecento metri. Si fece spazio tra gli alberi fino ad arrivare alla sorgente del fiume, si fermò e pensò, ancora con il fiatone,“Ma perché sono venuto qui senza neanche sapere quello che devo cercare?”. Così decise di percorrere gli argini del fiume, nel caso avesse trovato qualcosa, ma niente. Alla fine sospirò: “Aiuto, sono qui da ore ma non c’è nulla”. Disperato si sedette per terra e pensò a tutte le volte che andava con i suoi genitori nel bosco; una volta sotterrò persino una cassettina che Juanito e il padre consideravano il loro “segreto”. A quel punto non sapendo più cosa fare pensò che forse nella cassetta avrebbe trovato l’ ispirazione. Si ricordava perfettamente dove era: vicino all’albero maestro, sotto la radice più profonda. Scavò e scavò e infine trovò la cassettina dal colore blu un po’ arrugginito; gli era sempre piaciuto quel colore, fin da bambino. La aprì e trovò una carta da gioco, una chiave e un biglietto: era un sette di coppe, dalla tinta leggermente sbiadita dal tempo e sul biglietto c’era scritto: “Pensa, pensa e non ti fermare, trova il tesoro non ti puoi gingillare. Pensa ai tuoi padri, abili e ingegnosi, pensa a cosa li rese famosi”. “Oh mamma mia” esclamò “e adesso che faccio? Penso che la cosa più saggia sia andare a casa per il momento”. Tornò a casa e sua nonna lo interpellò subito:” Dove sei stato?”, Juanito esitò:”Nel bosco” rispose poi pensieroso buttandosi sulla sedia. Curioso ma non sicuro di ciò che stava per chiedere disse: ”Nonno cosa rese i Jones così famosi?”. Il caro vecchio Josè rimase un'altra volta spaesato, ma rispose: “Be, è stata la loro grande resistenza agli alcolici; riuscivano a bere così tanto che il loro stemma fu dedicato proprio al vino: guarda in alto.”, disse indicando lo stemma sopra il camino. Juanito non ci poteva credere: era un sette di coppe. Preso dall’ eccitazione afferrò la sedia ci salì sopra e sollevò la piastra di legno: ne uscirono due foglietti molto strani. Josè non fece in tempo a chiedere cosa stesse facendo che già Juanito li aveva raccolti e li stava osservando. Notò che erano una pianta della casa, suddivisa in meridiani e paralleli, e due espressioni; non andava forte ne in matematica ne in geografia. Che guaio, non era la prima volta che lo rimpiangeva. Si era fatto tardi, era ora di andare a dormire, ma Juanito non ne aveva voglia: voleva scoprire il tesoro e in cosa consistesse. I soldi non lo interessavano ma un tesoro è pur sempre un tesoro o sbaglio?.

Come al solito non dormì, ma nonostante la stanchezza dopo la scuola si mise a tavolino e insieme ad Alicia, che per un giorno aveva lasciato la cucina, pensò e ripensò. Sul foglio delle espressioni c’erano due operazioni che la nonna risolvette presto ma il peggio veniva con la cartina: non si capiva a cosa servisse: “Forse” disse Alicia dopo le varie ore a tavolino “Vanno messi insieme i veri risultati”,”In che senso nonna?” chiese Juanito:”Nel senso se proviamo ad utilizzare i risultati delle operazioni come coordinate geografiche su quella cartina” disse indicando la piantina trovata sotto lo stemma. Senza proferire parola Juanito prese la cartina e la esaminò; mentre la esaminava diceva: “Dunque, latitudine 35 nord e longitudine 20 ovest: perciò si trova… qui”. Non finì di dire la parola che era già scattato in soffitta con la cartina e la chiave. Precisamente dove indicava la piantina si trovava un baule con su una fiancata scritto”Devi trovare ciò che va guardato o il cuore ti verrà strappato”. Finito di leggere la frase, prese la chiave che aveva in tasca, la inserì e girò: il baule si aprì con un colpo secco. Juanito si spaventò ma con frenesia cominciò a cercare ma trovò solo una video cassetta intitolata”A Juanito con amore”. Chi poteva aver girato la cassetta?Scese con gran rumore le scale, andò in salotto e inserì la cassetta dopo pochi secondi vide i suoi genitori inquadrati che lasciavano un messaggio che diceva:”Se Juanito sta ascoltando vogliamo dirgli che gli vogliamo davvero tanto bene e che saremo sempre nel suo cuore. Vorremmo fargli capire che se anche se non ci siamo più,che quando si sentirà triste potrà guardare questa cassetta e sorridere ora e per sempre. Perciò se stai guardando sii felice perché noi saremo sempre con te”. Il messaggio si interruppe ed improvvisamente entrò Josè dicendo:”Tutto ok?”,”Si nonno tutto a posto” e dicendo questo si rintanò in camera e cominciò a piangere, ma non per tristezza ma per felicità: sapeva che non sarebbe stato mai più solo.  
                               Claudia
Ceriola  - Milena Miliacca  classe 1D  

                                                                                       

2° - AMICI PER TUTTA LA VITA
Un bel giorno di primavera Carolina, una semplice bambina di quartiere era andata alla fiera del suo paesello Daichetipassa. Vide in lontananza un clown addetto al gioco del lancio della pallina.
Carolina detta Rolina si avviò verso la bancarella con l’intenzione di giocare.
Carolina avendo una gran mira lanciò ad occhi chiusi e colpì tutta la piramide di bottiglie facendola cadere.
Il premio era un pesciolino arancione e Rolina lo accettò volentieri: aveva da sempre il sogno di avere un animale tutto suo e c’era riuscita!
Quando tornò a casa però non c’era nessuno ad accoglierla a braccia aperte, perché dovete sapere che Carolina era orfana. Però almeno adesso aveva un amico, il suo pesciolino, che fin dal primo momento aveva deciso di chiamare Bubo.
Adesso erano loro due: Bubo e Carolina.
Senza pensarci due volte Rolina mise Bubo in una bacinella piena d’acqua.
Andò al fiume con la sua canna da pesca e raccattò qualche alga per il pesce e dei ciottoli per rendere la bacinella più accogliente. Lì vicino vide un albero pieno di succose mele e ne colse qualcuna per sé.
Tornò a casa, accese il fuoco nel suo vecchio camino, ci mise una pentola ormai bicentenaria e iniziò a cuocere le mele per farne una deliziosa marmellata.
Dopo mangiato salì in soffitta per trovare qualcosa che le potesse essere utile. Scansando un po’ di oggetti qua e là trovò una vecchia moneta impolverata. Pensò: “forse vendendola alla fiera di domani riuscirò a ricavarne qualcosa!”
Cercò ancora. Trovò poi uno strano foglio scritto pieno di numeri e pensò: “Se me lo imparo a memoria, sarò brava come i bambini che vanno a scuola!”
Infine trovò un segnalibro con disegnata sopra una bimba e pensò subito che con il ricavato della vendita della moneta si sarebbe comprata un libro, un bellissimo libro colorato.
L’indomani si alzò di corsa e diede da mangiare a Bubo il pesce, si vestì e si pettinò e soprattutto prese la moneta da portare alla fiera. C’era molta gente ma decisa nel suo intento si diresse verso la bancarella della numismatica. Il mercante offrì a Rolina £. 2.000 che naturalmente accettò con grande felicità.
Si diresse subito verso il negozio di libri più vicino e dopo una dovuta riflessione scelse il libro più colorato. Le rimasero solo £.500 con cui comprò una pagnotta per cena.
Tornata a casa, Carolina diede da mangiare a Bubo, si mangiò la pagnotta e si mise a leggere il suo libro. Si fece ora tarda e così mise il segnalibro nella pagina dove era arrivata e andò a dormire.
Il giorno dopo ricominciò a leggere comprendendo sempre più ciò che aveva letto prima.
Dopo ciò si mise a giocherellare con il pesce e gli venne in mente un’idea: scrivere una storia in cui si parla di lei e del suo pesce Bubo e di come si erano incontrati.
Carolina scrisse davvero questo libro che poi lesse tutto d’un fiato a Bubo; ma il bello è che ancora oggi sta scrivendo questo racconto e anche se ormai Bubo non c’è più Rolina narra ancora delle sue avventure con Bubo e credo che non smetterà mai….
Leggere è bello ma scrivere ancora di più!

Marina Ciampichino 1E

3° - UN VIAGGIO IN AFRICA
Un giorno una bambina di nome Katia stava giocando a nascondino con le sue amiche senza però divertirsi molto, provarono allora altri giochi ma la bambina non si divertiva. Dopo un po’ mentre camminava con le sue amiche, trovò un mazzo di carte, la prima era un sette di coppe. Le bambine presero le carte e fecero una partita a briscola e Katia vinse. La bambina poi tornò a casa per fare i compiti di matematica, iniziò delle difficilissime espressioni che riuscì a fare solo con l’aiuto della madre, fece anche dei problemi e poi andò a dormire.
La mattina si svegliò presto per andare a scuola, quel giorno c’erano due ore di storia e la professoressa spiegò la civiltà africana. Quando aprirono il libro Katia vide l’ immagine di una bambina che teneva sulla testa un vaso con dell’acqua. Quella foto la colpì particolarmente: anche lei voleva andare in Africa.
Durante la notte la bambina continuò a pensare a quella foto e come per magia le si presentò la bambina vista nel libro. Nonostante Katia fosse spaventata le chiese comunque il nome e la bambina le rispose che si chiamava Cheyenne. Le due fecero amicizia e Cheyenne disse che sarebbe tornata in Africa. Katia decise di andare con lei, scrisse un biglietto ai genitori, preparò le valigie e partì….”
Camminarono a lungo, ad un certo punto incontrarono due cavalli con attaccate due bottigliette di acqua, salirono in groppa e partirono velocemente. Dopo alcuni chilometri videro due bambini che stavano giocando ad un gioco di carte molto diffuso in Africa e le due bambine si fermarono a guardare. I due bambini che stavano giocando a carte andarono dal loro padrone che era un potentissimo stregone e gli dissero che erano arrivate due estranee. Intanto Katia e Cheyenne stavano andando sempre più vicine al punto in cui si trovavano le carte, soffiò un po’ di vento e una carta raffigurante un meccanico volò sulle mani di Katia. Lo stregone andò dalle due bimbe e con un inganno le portò a casa sua. Quando entrarono lo stregone le legò a un palo e disse loro che se non pulivano la cantina senza essere slegate non le avrebbe lasciate andare e le avrebbe uccise. Gli diede quattro ore di tempo. Quando lo stregone andò via, una scoiattolo parlante le liberò e gli raccontò che era sotto incantesimo, le due amiche allora dissero all’animale che se le aiutava a pulire lo avrebbero fatto diventare umano. Lo scoiattolo accettò, dopo tre ore avevano finito di pulire e quando sentirono dei passi Katia e Cheyenne si legarono nuovamente e dissero allo scoiattolo di nascondersi. Quando arrivò lo stregone vide tutto pulito, si avvicinò alle ragazze e vide che la corda con cui erano state legate era allentata, allora si insospettì e gli disse che anche se avevano pulito tutto non le avrebbe liberate. A quel punto uscì lo scoiattolo e diede due morsi agli occhi dello stregone che diventò cieco.
Le due amiche si liberarono e spinsero lo stregone in un burrone dove concluse i suoi giorni. A questo punto lo scoiattolo diventò un bellissimo ragazzo e Katia si innamorò di lui. e rimase in quella casa con lui. Cheyenne invece continuò il suo viaggio verso nuove avventure. Katia e il bellissimo ragazzo si sposarono e vissero felici e contenti.

Marco Vincenti e Francesco Flavioni 1E


3° - LA MONETA MAGICA DELL’AMORE 
La storia della ragazza col vestito a pois e del meccanico

…Puf !?...
Ecco Sara una RAGAZZA certo non tanto carina ma, come si dice in questi casi, molto allegra e simpatica che girava per negozi alla ricerca di un bel vestito elegante per il gran ballo della città di Pois.
Gira e gira ore ed ore si era perfino stancata e demoralizzata, ma ad un certo punto le apparve davanti agli occhi il vestito dei suoi sogni…proprio quello che voleva: un fantastico VESTITO a POIS!
Al momento del pagamento trovò per terra una STRANA MONETA e, mentre la stava raccogliendo, vide un ragazzo, il MECCANICO della città, anche lui pronto a raccogliere la moneta.
Sara sapeva bene che il meccanico era un tipo sempre preso da donne e motori, famoso per la sua bellezza, ma non certo per la sua simpatia e gentilezza.
Come per magia, si guardarono, toccarono insieme la moneta, ma nessuno dei due riuscì a parlare.
Ad un certo punto il ragazzo si fece coraggio, chiese alla ragazza come si chiamava e lei tutta timida gli rispose “Sara”.
Il meccanico le chiese allora se voleva andare al ballo con lui e lei,non credendo alle sue orecchie, rispose subito di sì e si diedero appuntamento alla festa.
Finalmente arrivò il gran giorno, e appena i due ragazzi si videro, non riuscirono a parlare perché erano molto emozionati per questo evento e si misero subito a ballare restando insieme tutta la serata.
A mezzanotte, di fronte allo spettacolo dei fuochi d’artificio, la magia della moneta si compì: i due ragazzi decisero di rimanere per sempre insieme. 
Ora le loro diversità non avevano più importanza!
Fu il giorno più bello della loro vita…e fu tutto merito della monetina!!

NOEMI BREGA  Classe I A


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