Chiesa di San Domenico a Narni - L'architettura
La Chiesa di San Domenico si caratterizza principalmente per la sua architettura e per l'antico titolo dedicato alla Madonna che la pone quasi allo stesso livello di importanza della Cattedrale. Ma prima di approfondire queste tematiche richiamiamo un attimo l'attenzione su quello che rappresenta nel medioevo un edificio chiesastico e come era "usato" dalla società.
La Chiesa medioevale è solitamente orientata in modo che il suo ingresso si abbia ad ovest e l'altare troneggi ad est. Il fedele che entra nell'edificio, percorre solitamente il cammino dall'occidente simboleggiante il peccato proprio dell'uomo, all'oriente dell'altare che rappresenta il calvario, la pietra del sacro sepolcro. Ad una prima lettura dell'edificio appare immediatamente la sua tipologia di carattere basilicale di tipo classico, con la navata centrale più alta delle laterali e un sovradimensionamento della terza campata di pilastri. Questa soluzione architettonica ci apre tutta una serie di prospettive sul possibile impianto originale dell'edificio: esso doveva rappresentare, in corrispondenza di quella dilatazione, o una navata trasversale o quantomeno un transetto. La facciata è tipicamente di ispirazione basilicale e si presenta come un vero e proprio palinsesto murario nel quale è appena possibile leggere l'esistenza delle tre finestre caratteristiche del linguaggio architettonico locale e i segni dell'esistenza di un distrutto portico. Tra il complesso mosaico di pietre non è difficile notare la piccola trifora di destra, caratterizzata dall'uso di marmi policromi, mentre una delle sue colonnine sembra ricavata da arto proveniente da una scultura di origine romana se non addirittura greca. Una sorta di frontone qualifica il dissestato apparato murario. Esso è sorretto da protomi umane, animali o fantastiche, alle quali rimane difficile attribuire dei significati, magari misteriosi; esse sembrano riproporre caratteri di ispirazione francese. La trabeazione classicheggiante è lavorata a palmette. La scultura interviene ancora una volta con i due episodi altamente drammatici dei due animali che alle due estremità del lungo mensolone, erompono dalla parete con decisione insolita. Ma il vero protagonista della facciata è il portale centrale. Composto da tre monoliti di probabile provenienza romana, esso è composto da un arco di scarico a sesto ribaltato di materiale marmoreo pregiato che sembra essere collocato al puro scopo decorativo. I tre monoliti diseguali, sono interamente lavorati, quasi l'autore fosse pervaso da un terrore dello spazio vuoto. Addirittura gli smussi interni danno vita a minuscole e mostruose protomi. Al centro dell'architrave domina una croce con terminale a forma di ancora che pare generare il motivo floreale che incornicia i clipei, è probabile che quella croce sia intesa come albero della vita. Il resto è tutto un intreccio di girali e figure che avvolgono i tondi con le immagini degli apostoli. Tutto appare molto scarno, molto poco vivo, quasi una scultura sviluppata su soli due piani verticali, come se l'autore del disegno fosse riuscito a dare una vitalità eccezionale che lo scultore non è stato capace poi a restituire su un materiale difficile da lavorare come la pietra calcarea. Di particolare pregio è il pavimento alessandrino sopravvissuto solo nella navata di destra; si può notare la pendenza originale di questo pavimento che oltre che rappresentare simbolicamente l'ascesa al calvario di Cristo, esalta le linee prospettiche. Uscendo dalla Chiesa, prima di riprendere la Via Mazzini, scendendo a sinistra poche scalette, ti trovi davanti all'ingresso caratteristico dei sotterranei della Chiesa. L'ambiente è costituito da tre vani: un vano d'ingresso, un piccolo vano adiacente a cui si accede per un passaggio di fortuna, ed infine da un grande ambiente a tre navate, diviso da pilastri. Il vano d'ingresso, fino a qualche tempo fa adibito a cantina, è rettangolare, a volta, con tre nicchie sulla parete destra che fanno porre un interrogativo circa la funzionalità di esso. Dalle feritoie infatti sembra che potrebbe trattarsi di un muro perimetrale di difesa. Sopra la nicchia centrale è stata costruita l'abside a sbalzo, quasi inserita, senza alterare la maggior parte del muro. Questo vano è sottostante al presbiterio. Sulla parete sinistra, costituita da muratura discontinua, eseguita con materiali di recupero, si apre l'accesso al sotterraneo delle navate della Chiesa. I pilastri, cinque per parete, collegati con le pareti da altrettanti archi rappresentano un elemento interessante per la rifinitura e l'impiego della caratteristica pietra rosa e bianca, comune alle costruzioni narnesi, scavata sul Monte Ippolito, nei pressi di Narni. Ritornando al vano di ingresso in fondo a sinistra, c'è un pertugio scavato nel muro, che immette in un piccolo ambiente, dove si apre una finestrella e da essa puoi ammirare, un pozzo originale, costruito proprio sotto il muro maestro della Chiesa, che viene sostenuto da un pilastro, costituito da un blocco monolitico cubico e da un tronco di colonna cilindrico, su cui poggia un capitello rustico ed un architrave. Una singolare volta di pietra copre tutto il cavio del pozzo cilindrico. Osservando bene si ha l'impressione di una cisterna romana con l'intonaco originale.
indice di San Domenico
lavoro a cura di: Eleonora Novelli e Samanta Radici della Classe 4B dell'I.T.G. di Narni
Anno Scolastico 1996/97 - Corso di Disegno e Progettazione - Prof. Gustavo
Caprioli