Giabir ibn Hayyan: il più famoso
alchimista arabo. Visse durante la seconda metà del VII sec. d.C. e
perfezionò il processo di distillazione costruendo nuovi tipi di
alambicchi con cui ottenne moltissimi altri elisir e tinture a base di
alcool ed anche l'acqua distillata quale solvente
esente da impurità.
La preparazione dell' alcool ( la cui etimologia deriva da "al -ghul", che
significa spirito del demonio), fu permessa per uso medicinale nonostante
che l' assunzione di bevande alcoliche fosse proibita e punita con
fermezza dal Corano. |
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Si
ritiene che il termine alchimia venga da al ( = il in arabo) , e
Kimia ( la terra del "Kamel" = il cammello, cioè l' odierno Egitto) oppure
il suolo del "Kem-it", che significa "nero", e che quindi si riferisce
all' aspetto scuro della terra fertile dell' Egitto, altri ritengono
invece che Alchimia possa derivare dal vocabolo greco "chyma" (che
significa : scioglimento - fusione).
Le sostanze che compongono l’ universo vennero
considerate, potenzialmente "oro", ma temporaneamente esistenti in varie
fasi della loro purificazione. Gli alchimisti ritennero che qualora
si fosse scoperto il segreto, detto della "Pietra Filosofale" o principio
di purificazione di tutte le qualità, ciò avrebbe permesso di "trasmutare"
tutti i metalli in oro puro a partire dallo stato di materia imperfetta.
Nel mondo arabo l’ alchimia si sviluppò ponendo in chiara evidenza come l’
intervento di perfezionamento dell’ uomo portava ad una maggiore
perfezione dei prodotti artificiali alchemici rispetto a quelli naturali.
Si deve agli alchimisti Arabi un grande sviluppo delle tecniche di
distillazione con gli "alambicchi".
L' alcool distillato dal vino e dalla frutta fu ad esempio ritenuto un
elisir magico, in quanto medicamento capace di curare dalle infezioni
delle ferite ed anche vari altri mali: la finalità era però di ricercare
l’ elisir di lunga vita, come estremo obbiettivo del
perfezionamento della vita terrena.
A Baghdad l' alchimia, libera da condanne e
pregiudizi religiosi, iniziò a prendere sviluppo come scienza e tecnica
separando la propria cultura dalla magia.
L' alchimia araba sviluppò processi tecnici artigianali di grande
rilevanza, tra essi la produzione della carta secondo metodi importati
dalla alchimia cinese.
Già dal 793 d.C. fu realizzata a Bagdad la prima cartiera nella quale si
ottenne una produzione semi-industriale della carta da una pasta di fibre
di canapa e di gelso, mescolate ad allume e colla, che veniva levigata e
ridotta a foglio e fatta seccare al sole.
La produzione della carta si diffuse rapidamente nel mondo islamico
portando un forte contributo alla stessa diffusione della cultura.
[da
Breve storia delle radici dell'alchimia
] |
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Meditazione alchemica
Se l''alchimia può a buon
diritto fregiarsi del titolo di precursore della chimica, ancora oggi
permangono centri pseudo-magici e di meditazione alchemica, a
dimostrazione del fatto che il metodo scientifico non è ancora patrimonio
di tutti.
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Pietra filosofale: La pietra
filosofale è una sostanza ricercata dagli alchimisti che avrebbe posseduto
proprietà straordinarie, come conferire l'immortalità al suo possessore,
oppure trasformare in oro i metalli vili. Per produrre la pietra
filosofale gli alchimisti iniziavano mescolando minerale di ferro con
piombo o mercurio e un acido che poi riscaldavano accuratamente in un
crogiolo. Molti trovarono la morte proprio a causa dei vapori altamente
tossici prodotti da simili reazioni.
Dopo il riscaldamento il materiale veniva dissolto in un acido; ciò doveva
essere fatto nella penombra, possibilmente la chiaror di luna. A questo
punto iniziava la distillazione del materiale ottenuto, attraverso i due
elementi simbolo del sole e della luna (Zolfo e Mercurio). Tale stadio era
particolarmente pericoloso, considerando che questo processo è molto
simile a quello usato per ottenere la polvere da sparo.
Il tutto a questo punto veniva sigillato accuratamente in un recipiente
chiamato “Uovo Filosofale”; gli elementi a questo punto anneriscono e si
putrefanno raggiungendo lo stadio del “Nigredo”. Scaldando ulteriormente
si può ottenere una sostanza di colore biancastro, da qui il nome “Pietra
Bianca”, ritenuta capace di trasformare i metalli vili in argento.
Per raggiungere la Pietra Filosofale sono necessari ulteriori processi,
ognuno caratterizzato (e simboleggiato) da un simbolo astronomico e un
colore. |