MATEMATICA
 
Gli Elementi di Euclide:  non ci sono pervenute copie dirette, né abbiamo notizie certe sul suo autore. La data di composizione si fa risalire intorno al 300 a.C. L'opera di riferimento principale è quella di Teone di Alessandria, vissuto nella seconda metà del secolo IV d.C., 700 anni dopo Euclide.
Circa 400 anni dopo Teone, una copia del suo manoscritto viene tradotta in arabo da al-Hajjaj. Intorno al 1120, una copia del testo arabo (o una copia di una copia) viene tradotta in latino da Adelardo di Bath, considerato il primo scienziato inglese. La traduzione di Adelardo fu usata da Ruggero Bacone nel secolo seguente e divenne la base di tutte le edizioni europee fino al 1533
    La matematica del mondo arabo, o per meglio dire del mondo islamico visto che riguarda i paesi in cui si professava tale religione, ha inizio con l'era maomettana.
Anche se nei secoli VII ed VIII non si hanno contributi originali degli arabi alla matematica, in seguito, nella "casa del sapere" di Bagdad sapienti e traduttori si occuparono di
bulletaritmetica, di origine probabilmente indiana;
bulletalgebra, derivante da fonti greche, indiane e babilonesi;
bullettrigonometria, nella quale gli arabi fusero in modo originale fonti greche ed indiane;
bulletgeometria, a partire da fonti greche.


Gli arabi assorbirono rapidamente il sapere matematico delle civiltà con le quali vennero a contatto e, anche favoriti da un'atmosfera di mecenatismo e tolleranza, contribuirono attivamente al loro sviluppo: la traduzione dei testi infatti fu praticata non da linguisti, ma da matematici.
Le traduzioni arabe hanno permesso al mondo occidentale di venire in contatto con le opere classiche greche: ad esempio, gli Elementi di Euclide si conobbero per la prima volta da una versione latina di un manoscritto arabo, gli Ultimi tre libri delle Coniche di Apollonio esistono solo in versione araba e così via.
Non si deve però vedere vedere la matematica araba solo come tramite per consentire la continuazione dello sviluppo scientifico greco in Occidente, dopo un'interruzione di circa 1000 anni, ma quella civiltà seppe elaborare alcuni risultati fondamentali.

Dei grandi matematici del mondo islamico ci siamo occupati di al- Khuwarizmi, il più antico di essi, e del suo metodo di risoluzione di un particolare tipo di equazione di secondo grado e, in parte, di Omar al -Khayyam, grande matematico, astronomo e poeta.


 

 


Cifre arabe

Durante il califfato di al-Ma'mun giunse a Bagdad il Siddantha, un trattato di astronomia scritto da Brahmagupta circa un secolo prima. Al suo interno erano contenute le dieci cifre, compreso lo zero: detto sunya, che significa vuoto. Tradotto in arabo, sunya divenne sifr, che, tradotto in latino, diventò zephirum; in italiano, infine, si passò da zefiro a zero.
 Da sifr, invece, deriva cifra.
Alcuni secoli dopo il testo fu tradotto dall'arabo in latino e le cifre furono conosciute in tutto il mondo, ribattezzate cifre arabe 
 

 

Apollonio: (Perga,  Asia Minore, Turchia, 262 a.C. ca. - 190 a.C. ca.), grande geometra e astronomo greco, famoso per le sue opere sulle sezioni coniche. Fu Apollonio che diede alla ellisse, alla parabola e alla iperbole i nomi con i quali da allora queste curve sono identificate.
Brahmagupta  (598-668):  matematico e astronomo indiano.
Trattò lo zero come un numero a tutti gli effetti.  Enunciò le regole dell'aritmetica sui numeri negativi e sullo zero che sono piuttosto vicine al modo di ragionare moderno
 
   

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