LA RICOSTRUZIONE
Gli effetti dei bombardamenti della seconda Guerra Mondiale sono durati a lungo: le distruzioni belliche sono state amplificate da una ostinata volontà di cambiare il volto della città antica. Terni appare per lunghi anni come un grande cantiere aperto, nel quale le parti nuove si giustappongono ai ruderi ed ai resti delle demolizioni belliche e postbelliche. Di questi contrasti sono rimaste fino a noi alcune "spie", come memoria di un evento, che Mario Ridolfi voleva trasformare in un "ammonimento alle nuove generazioni perché sentano l'orrore delle inutili stragi provocate dalle guerre che tormentano l'umanità". Le distruzioni della guerra, non generano nostalgie, ne determinano un'ansia di ricostruzione fedele della città antica: si può dire che, superata la fase del dramma, vengono interpretate come una buona occasione, per realizzare un disegno di trasformazione della città. Con il piano di ricostruzione viene infatti raccolta una spinta della comunità ternana a rimodellare il centro antico e ad adeguarne gli spazi al nuovo ruolo della città. L'opera di Mario Ridolfi, in questa fase, ed unitamente a Wolfang Frankl in tutte le fasi successive, reinterpretò questa volontà in un modo che risulterà poi determinante. Il rapporto con la storia verrà costantemente inteso, da ora in poi, come una competizione, e tutte le soluzioni che verranno studiate tenderanno a realizzare un confronto ininterrotto fra il nuovo progetto e le permanenze antiche. Questo spirito verrà applicato allo stesso piano regolatore, dove prevarrà la volontà di ripensare integralmente l'organismo urbano, anche nelle parti preesistenti e sarà sviluppato nella maniera più esplicita nell'ultimo grande progetto della città, elaborato congiuntamente da Ridolfi e Frankl, il nuovo palazzo degli uffici comunali, adiacente, ed a confronto con palazzo Spada. Il disegno della città, realizzato nel 1960, risulterà rispettoso del piano Lattes-Staderini del 1934-'37: le differenze di fondo vanno ricercate nella dimensione dello studio che nel piano di ricostruzione viene limitata al centro della città, e che nel Piano Regolatore Generale verrà esteso a tutto il territorio comunale. La via Primo Maggio, la via Carrara, Barberini, la zona del nuovo mercato, Corso del Popolo, il Lungo Nera, sono la nuova ossatura del centro città ed assorbono, progressivamente, la vita e le funzioni che erano prima distribuite nel centro antico. Il risultato più inquietante di questo processo é l'annullamento e l'emarginazione della storia della comunità in un ruolo subordinato, ovvero la sua utilizzazione come semplice testimonianza, come nel caso del retro di palazzo Spada su Corso del Popolo. Le nuove vie e gli edifici di Corso del Popolo diventeranno infatti il nuovo sistema commerciale, direzionale, e residenziale della città, mentre parti storiche ( il quartiere Duomo, il sistema Corso Vecchio-Clai ) saranno emarginate e condannate ad un progressivo degrado, che troverà pausa solo negli ultimi anni. Il "ridolfismo" sarà un manuale materiale esistente e ben visibile a tutti, che ciascuno potrà consultare in ogni momento: i più alti esempi sono la scuola media statale Leonardo da Vinci, l'edificio che si affaccia su Piazza Carrara, e il grattacielo in via Curio Dentato. Inoltre degni di menzione sono il quartiere Duomo, dove al tessuto antico si sovrappone un tessuto ricavato dalla riprogettazione del sistema dei retri interni agli isolati, e il quartiere Clai dove é stata attuata dall'architetto una reinterpretazione del tessuto medievale.
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