IL canale Cervino

    

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Il Canale Cervino, di origini antichissime, ha influito in modo determinante sull’ambiente sia dal punto di vista economico che ecologico.b

Il canale Cervino,     (I Sec. A.C. ), fu  scavato  sulla riva sinistra del fiume Nera in epoca romana, come testimonia un frammento epigrafico risalente a quell’età  ed inciso all’inizio del canale stesso,  secondo il quale un certo Edile Curule di nome Dessius  avrebbe presieduto ai lavori di scavo.

Il canale fu costruito per irrigare i territori di  Cervara di sotto, Valle Stretta, S. Maria  Maddalena, Staino, Colle Obito, Quattro Macine,.

In un secondo tempo, sempre in epoca romana (  I Sec. D.C. ), si avvertì  la necessità di ampliare  il      comprensorio irriguo sui soprastanti territori di Campomicciolo,    Boccaporco,      S. Valentino ( sempre non oltre il Rivo di     S. Valentino ) e, per questo, fu scavata, sempre sotto la guida di Cajo Dessio, Edile Curule, una seconda galleria, più elevata della precedente e più lunga che, anziché partire da Cervara, aveva la sua origine al Vocabolo Toro.

La ricchezza delle acque rendeva ubertose, come ebbe a scrivere Plinio, celebre naturalista romano, queste terre

I TERNANI DELL’UMBRIA TAGLIANO I PRATI QUATTRO VOLTE ALL’ANNO E QUESTO BENEFICIO LO ARRECA IL NERA CHE AMPIAMENTE LI IRRIGA".

Naturalmente, essendo queste terre più elevate rispetto al Nera, l’irrigazione era effettuata con canali artificiali derivati, ossia col Cervino e col Sersimone      

( quest’ultimo scavato sulla  riva destra del fiume ).

bI canali acquistarono  sempre maggiore importanza nella vita  economica del territorio in quanto le acque furono utilizzate per irrigare i campi e per  mettere in funzione i mulini che, in quantità sempre crescente vennero  costruiti lungo le loro rive.

bNel 1560, il corso del  Cervino venne   prolungato   fino   a   rivo S. Valentino.

bNel 1564,   tutti i molini di proprietà comunale furono ceduti, dalla Camera Apostolica,  a privati.

bQuesto provvedimento causò una minore cura dei canali che, tuttavia, mantennero una grande importanza per l’economia del territorio, come è documentato nella carta di Domizio Gubernari del 1640.

Il 1700 fu  l’anno in cui ripresero i lavori di riparazione e di ampliamento  dei canali; del 1704, infatti,  è la riparazione di una derivazione del Cervino e del 1715 è l’apertura di una segheria a motore idraulico.

Nel 1803, si costituì la Sacra Congregazione delle acque ad opera dei Governi Pontifici e questo comportò l’abolizione dell’antica magistratura dei Formari e il passaggio dei poteri e dei privilegi alla Delegazione distrettuale delle acque.

Nel 1837, divenne operativo un Motu- proprio di Pio VII e gli utenti dei canali si unirono  in consorzi locali quali il Consorzio del Sersimone, Cervino e Raggi che ebbe la propria regolamentazione nel 1841.

Circa 50 anni dopo, nel 1897, il Consorzio fu diviso in Consorzio del Sersimone-Cervino e quello dei Raggi vecchio e nuovo.

L’utilizzazione delle acque come forza motrice rese  sempre più produttiva la vita economica del territorio ternano.

 Le attività che si localizzavano lungo i canali erano di carattere agricolo ed artigianale.

 Intorno al 1860, gli opifici più grandi che si trovavano sul territorio ternano e che sfruttavano la forza idraulica dei canali erano la Ferriera pontificia, il Lanificio Zuccarelli, il Cotonificio Fonzoli, la Ramiera Fonzoli e Cittadini, la Ferriera Pianciani.

  La vera e propria trasformazione del territorio si ebbe intorno al 1870 con l’apertura del canale Nerino prima, e del canale Sifone delle Acciaierie poi, che garantirono la forza idraulica necessaria alle industrie che, pian piano andavano sorgendo.

 Il ruolo degli antichi canali diminuì d’importanza.

 Nel 1929, il Consorzio Cervino-Sersimone fu trasformato in Consorzio d’irrigazione della Conca ternana e, nel 1934 divenne Consorzio di bonifica della Conca ternana.

 

 

 

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