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MITO DEI GRECI




 

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Ara Pacis Augustae, I sec. d.C. (rappresentazione di Gea)

All’inizio c’era il Caos; in seguito la Terra, dimora sicura di tutti gli immortali, il Tartaro tenebroso nei recessi della Terra; Eros, il più bello fra gli dei immortali. Dal Caos nacquero l’Erebo e la nera Notte; dalla Notte nacque l’Etere e il Giorno, che ella partorì dopo averli concepiti unita in amore con l’Erebo. La Terra, per prima, generò eguale a se stessa il Cielo stellato per farne la sicura dimora sempiterna degli dei beati; generò il mare, ribollente di flutti. Quindi, unitasi al cielo generò l’Oceano, e Ceo e Creio ed Iperone e Giapeto, Tia e Rea e Temi e Crono. Poi generò i Ciclopi, che avevano un animo tracotante, Bronte e Sterpe ed Arge dal forte animo, i quali dettero a Zeus il tuono e gli forgiarono il fulmine. Costoro erano invero simili in tutto al resto agli dei, ma un solo occhio essi avevano in mezzo alla fronte; Ciclopi ebbero come soprannome, perché a loro stava in fronte un solo occhio dalla forma rotonda. Dalla Terra e dal Cielo vennero altri tre figli, gli innominabili, Cotto e Briareo e Gige. Essi erano spaventosi all’aspetto e ad ognuno spuntavano dalle spalle cinquanta teste. Quanti nacquero dalla Terra e dal Cielo furono i figli più terribili, e vennero odiati dal loro genitore fin dall’inizio; il Cielo li nascose tutti nei recessi della Terra, e non lasciò che venissero alla luce del giorno, e godette della sua opera malvagia.

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