STORIA
 
Omayyadi: il fondatore della dinastia fu il califfo Muawiya I, il cui padre, un tempo avversario di Maometto, era già riuscito a imporsi ai suoi tempi. Stabilita la sede del califfato a Damasco, questa dinastia raggiunse l'apice della sua potenza con il califfo al-Walid (705 - 717) che, pur non riuscendo a invadere l'Impero bizantino, estese il dominio dell'Islam dai confini della Cina alla Spagna meridionale. Una rivolta guidata dalla famiglia degli Abassidi mise fine nel 750 al califfato omayyade. L'unico componente della dinastia omayyade che riuscì a scampare al massacro fu Abd ar-Rahman I che si rifugiò in Spagna dove occupò Cordova e Siviglia, dando vita all'Emirato autonomo di Andalusia.     L’Arabia preislamica

Nell’età più antica le popolazioni della penisola araba erano suddivise in tribù di beduini nomadi che allevavano cammelli e ovini e si dedicavano alla razzia delle regioni confinanti. Nel VII secolo a.C. compare per la prima volta presso le fonti assire la parola aribi  o arabu. In quest’epoca gli Arabi praticavano anche il commercio con il Mediterraneo e fondarono colonie in Palestina e nella Siria meridionale. Nell’Arabia meridionale si formarono alcuni regni prosperi. Il più importante di questi regni fu quello di Saba. Nella parte settentrionale della penisola araba si formarono alcuni piccoli regni come quello dei nabatei (che fu poi assorbito dall’impero romano nel 105). Nel IV secolo d.C. molte tribù dell’Arabia meridionale emigrarono nel settentrione costituendo degli stati vassalli dell’impero bizantino e dei Sassanidi.
Nel VI secolo dopo Cristo l’Arabia meridionale venne incorporata nell’impero persiano.

La nascita della civiltà islamica

Lungo la via carovaniera occidentale sorsero centri urbani commerciali come La Mecca. Quest’ ultima era comandata dalla potente tribù dei Coreisciti, custodi della Kaaba. Qui più tardi Maometto iniziò a predicare la nuova religione. Quand’egli morì, nel 632, iniziarono aspri scontri per la sua successione. Da una parte si battevano quelli che proclamavano la trasmissione del potere per via ereditaria, dall’altra i compagni di Maometto che volevano un’elezione. Alla fine prevalse quest’ultima, cosicché il potere politico e quello religioso furono affidati ad un califfo (successore dell’inviato di Dio) di nome Abu Bakr. Il suo successore assalì i Bizantini e i Persiani.

L’espansione dell’Islam

La politica dei califfi fu espansionistica e portò gli arabi a conquistare parte della Siria, della Persia e dell’Egitto. Gli arabi furono tolleranti con tutti i popoli conquistati e non imposero con la forza la loro religione ai popoli conquistati, non solo perché era ritenuta esclusiva degli Arabi, ma perché il loro sistema fiscale era basato su tasse che gravavano esclusivamente su sudditi non musulmani.
Dopo aver conquistato la Persia, si trovarono davanti solo l’impero bizantino di cui occuparono in breve tempo una parte: dopo la conquista della Siria e della Palestina, anche l’Egitto cadde in loro mano. In seguito allestirono una flotta e penetrarono nell’Egeo prendendo Cipro e Rodi. Gli arabi occuparono anche Cartagine e tutta l’Africa bizantina, decisi a conquistare l’intero impero e la stessa Costantinopoli. Tuttavia la difesa bizantina resse a questa prova costruendo fortificazioni e città sotterranee. Nel 674 una grande flotta araba si presentò davanti alle mura di Costantinopoli, assediata per terra e per mare. Dopo quattro anni di assedio, la flotta araba venne distrutta grazie all’uso di una nuova arma, il fuoco greco (una specie di esplosivo). Gli arabi tentarono nuovamente la conquista della città nel 717, ma vennero sconfitti ancora una volta. Tra VIII e IX secolo, gli arabi avevano posto saldamente piede in Europa ( Spagna e Sicilia), dalla quale sarebbero stati cacciati solo secoli dopo. Ma con l’espandersi dell’impero riemerse la rivalità fra meccani e medinesi e presto vari elementi Omayyadi (discendenti da Omayya, capo della tribù dei Coreisciti) estromisero dal governo la comunità medinese. Il califfato divenne perciò dinastico. L’espansione dell’islam proseguì con la presa di Tunisia, Marocco, Kabul e Samarcanda. La capitale del califfato fu trasferita a Damasco, in Siria. Attorno al 750 una rivolta degli Abbasidi contro gli Omayyadi condusse all’abbattimento del loro potere. Il mondo islamico assunse un nuovo volto: il califfato abbaside si avviava ad essere uno stato cosmopolita. Con la dinastia degli Abasidi ebbe inizio un altro fortunato periodo dell’impero, durante il quale la classe dirigente si aprì agli elementi allogeni islamizzati. La nuova capitale Baghdad divenne una delle più splendide città della terra, qui vennero chiamati molti scienziati e filosofi dalla Siria, dalla Persia e dalla Mesopotamia.

La crisi

Sotto gli abbasidi iniziò la frammentazione del mondo islamico che favorì l’infiltrazione dei turchi. Nel X secolo il califfato abbaside entrò definitivamente in crisi a causa delle lotte tra sunniti e sciiti.  La rivolta abbaside del 750 portò Abd-ar-Rahmnan, un esponente della dinastia degli Omayyadi, ad insediarsi a Cordoba che fu trasformata in uno stato indipendente(756). Il califfato di Cordoba fu caratterizzato da grande splendore culturale. Nacque una lunga serie di stati dinastici che furono molto vivaci dal punto di vista sociale, economico e culturale. I Turchi Selgiuchidi assoggettarono la Persia, la Mesopotamia, gran parte dell’Asia minore . Nel 1171  Saladino conquistò l’Arabia meridionale, la Palestina e la Siria. Il successivo califfato dei Mamelucchi cessò con la conquista di Baghdad da parte dei mongoli.

L’egemonia ottomana

Nell’Asia minore si era insediato un nucleo di Turchi da cui ebbe origine l’impero ottomano. Gli ottomani sgominarono l’ultimo baluardo bizantino a Costantinopoli (1453) e sottomisero Egitto e Siria ed infine l’ Arabia. Frattanto per gli Arabi il dominio turco segnò un periodo di profonda decadenza. Solo nel 1811 Muhammad ‘Ali rifiutò la sovranità ottomana e l’Egitto divenne una provincia autonoma.

La rinascita araba

Tra il XIX e il XX secolo prese forma nel mondo arabo un grande risveglio intellettuale. Il risultato di tale risveglio fu la richiesta di indipendenza, respinta dalle potenze europee,nonostante la partecipazione araba alla lotta contro l'impero ottomano durante la prima guerra mondiale. Nel 1920 furono proclamati i mandati affidati alle potenze coloniali europee e successivamente Egitto ed Iraq divennero indipendenti pur sotto controllo inglese. Solo dopo la seconda guerra mondiale i paesi arabi entrarono nella fase della decolonizzazione.  

 


Saladino

 

 

Abbasidi:  la dinastia dura cinque secoli (VIII - XIII) e copre parte del nostro Medio Evo.
E' questa l'epoca del grande impero e del massimo splendore dell'Islam.
L'iniziatore fu
al-Abbas, zio di Maometto; il suo successore   al-Mansur (754 - 775) trasferì la capitale da Damasco a Baghdad.
Il massimo splendore della dinastia fu raggiunto con
Harum ar-Rashid.
Quinto califfo abbaside (786-809). Figlio di al-Mahdi, succedette al fratello al-Hadi. Dapprima delegò ogni potere al visir Yahya ibn Khalid, capo della potente famiglia dei Barmakidi, ma poi se ne sbarazzò nell'803 facendolo incarcerare e condannando a morte il figlio Giafar. Condusse lunghe guerre contro i bizantini e per due volte impose a Costantinopoli il pagamento di un tributo. Il suo califfato fu segnato da numerose rivolte e dal tentativo delle province periferiche di rendersi autonome, accentuatosi nei decenni successivi. Ebbe relazioni politiche e diplomatiche con Carlo Magno: tra il 797 e l'807 questi scambiò con Harun al-Rashid missioni diplomatiche che misero in contatto le due civiltà, l'occidentale cristiana di Carlo e l'orientale musulmana del califfo, che entreranno in conflitto cruento due secoli più tardi con la prima Crociata. Morì nel Khorasan mentre si accingeva a reprimere una grave ribellione in Transoxiana. Immortalato in numerosi racconti de Le Mille e una notte come personaggio di mitica magnanimità e giustizia (Aronne il Saggio), in realtà fu monarca bigotto e crudele.
Alla sua morte, i due figli si contesero il trono e prevalse
al' Mamun. Da allora le lotte intestine minarono il prestigio della famiglia che attraversò una continua fase di debolezza che culminò alla metà del XIII secolo quando i Mongoli si impossessarono di Baghdad uccidendo l'ultimo califfo abasside.
Saladino (Takrit, Mesopotamia, 1138- Damasco , 1193), in arabo Salah ad-Din, fu un grande condottiero curdo musulmano, fondatore della dinastia ayyubide. Fu educato presso Nur ad-Din, suo zio e signore di Aleppo, ricevendo una buona preparazione, sia culturale che militare: infatti, secondo uno schema affermatosi nell'ambito islamico dell'epoca, chi era chiamato a governare doveva presentarsi con un ottimo corredo conoscitivo ai propri sudditi. Approfittò del disordine che imperava in Siria e in Egitto per prendere il potere e cominciò così un periodo di conquiste che lo portarono fino alla conquista di Gerusalemme, che egli mantenne in suo potere nonostante la terza Crociata (1192). In Occidente la sua figura nel Medioevo fu ambivalente: fu visto come mostro di ferocia, ma anche come magnifico e generoso signore, come lo presenta Boccaccio nel Decameron.    

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