E' stupefacente vedere fino a qual punto, nelle loro ricerche e tentativi,
gli uomini più dispersi abbiano talvolta imboccato le stesse strade.
[Georges Ifrah]
Tacche sull'osso di lupo di Vestonice da
LA CULTURA DEL CONTARE
[pag. 11]
Attrezzo in osso d'Ishango da
Wikipedia
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Prime testimonianze
Le prime testimonianze dell'uso di una tecnica per rappresentare quantità risalgono a circa 40000 anni fa:
si tratta di un
osso, la tibia di un giovane lupo, con cinquantacinque tacche, trovato nel
1937 a Vestonice, nella repubblica Ceca.
Le cinquantacinque tacche sono disposte a gruppi di
cinque. Le prime venticinque sono seguite da un'intaccatura
lunga il doppio delle altre.
Sebbene gli esperti non siano d'accordo sullo scopo delle tacche, senza
dubbio in questo reperto è presente una rappresentazione simbolica di
qualche oggetto.
Risale poi al
35000 a.C. una piccola sezione di fibula di babbuino
con 29 tacche ben visibili, scoperta durante alcuni scavi in una
caverna sulle montagne Lelembo, in Africa meridionale al
confine con lo Swaziland.
Ancora: gli scavi
archeologici a Ishango, situato presso il lago Edoardo, ai confini fra
Uganda e Zaire, hanno portato alla luce l'impugnatura di un attrezzo in osso
sul quale sono tre righe di segni.
L'origine dei numeri naturali sembra dunque essere dovuta alla necessità di
assegnare ad un insieme di oggetti un simbolo che ne definisca la quantità;
non si contano del resto i ritrovamenti di tacche sulle pareti rocciose di
grotte preistoriche a lato di profili di animali: gli uomini, fin
dall'immemorabile, inventarono i primi rudimenti della contabilità.
I numeri, il loro nome, il loro uso sono però assai più recenti, legati
forse alle origini della scrittura o di
poco anteriori e quindi collocati tra il VI e il IV millennio a.C..
Il numero ordinatore dell'Universo
Il vocabolo usato nelle varie civiltà per indicare il numero nasce
molto dopo la nascita del numero stesso ma proprio per questo,
dall'etimologia del termine scelto, possiamo trarre il significato che gli
si è voluto attribuire.
L'origine del nome numero è probabilmente quella del termine
sanscrito namati: "essere assegnato" ma anche: "ente che
distribuisce, che regola, che conta le quantità".
Da questo derivano poi il greco némo (νεμω): "distribuisco, regolo, governo"
oppure nòmos (νομος):
"cosa assegnata, disposizione, legge" e il latino numerus: "numero" ma anche
"ordine, misura, ritmo, distribuzione" oppure nemus : "foresta, piantagione,
filare".
I greci, però, usavano per numero il termine aritmòs (αριθμος) (da
cui aritmetica) che vuol dire anche "ordine, censimento, armonia" ed è anche
per questo che nella Bibbia un libro dell’ Antico Testamento che si
occupa di censimenti è intitolato Aritmòi::I Numeri.
Il numero viene considerato, dunque, un ordinatore, capace di operare
(giuste) distribuzioni,
di rispondere in maniera convincente a varie necessità del vivere insieme.
[Silvio Maracchia]
Il numero dono divino
Da quanto visto prima, il numero è
ritenuto troppo importante per essere soltanto una creazione umana e viene
quindi addirittura considerato di origine divina ed anzi, per Platone ed
Eschilo, numeri e scrittura vengono "regalati"
insieme: la scrittura ed il numero sono quindi intimamente legati.
Platone inoltre nel Timeo narra che il Demiurgo, per operare il passaggio
da un primitivo caos nel quale le cose erano mescolate senza alcuna regola
ad una natura ordinata, adorna «tutte le cose di forme e di numeri».
Si fa strada l'ipotesi che le risposte a tutte le nostre domande si possono
conoscere solo
nella matematica. Il mondo non è pertanto soggetto ai capricci degli dei, ma
ad una regola che
rappresenta la divinità stessa (per i Pitagorici la divinità è il numero
stesso!) o alla quale le
stesse divinità devono sottostare.
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