Si parla in genere di scuola pitagorica
piuttosto che di Pitagora in quanto la sua figura resta avvolta nella
leggenda: originario di Samo, visse probabilmente nel VI/V secolo a.C. in
Italia, dove fondò la sua scuola nei pressi di Crotone; i suoi seguaci
avevano una vera e propria venerazione per la sua persona e le sue parole ma
di lui non ci è pervenuto alcuno scritto.
La rappresentazione, mediante un triangolo equilatero di lato quattro, della
sacra tetraktys.
Il riferimento al triangolo è importante perché sembra
indicare che presso i Greci i numeri fossero rappresentati per mezzo di
punti.
La tetraktys ha un valore rappresentativo -simbolico, in quanto ogni punto
di questo particolare triangolo viene a rappresentare le relazioni tra le
seguenti forme della geometria: l’1 indica il punto, il 2 la linea, il 3 la
superficie piana, il 4 il solido.
La crisi della filosofia pitagorica
E' da ricercarsi nella scoperta degli irrazionali, numeri che non possono
essere scritti sotto forma di frazione, e dunque come rapporto di due
interi.
Una bella lezione sull'argomento è a questo link:
Progetto Polymath. |
Come riferisce Aristotele, (Met, libro
A), i pitagorici ritennero "che tutto quanto l'universo fosse armonia e
numero". ... Fu proprio una intuizione musicale che permise a Pitagora di formulare
quel legame fra matematica e natura che costituisce, probabilmente, la
scoperta più profonda e feconda della storia dell'intero pensiero umano.
Secondo Giamblico, l’episodio è il seguente.
Un giorno Pitagora passò di fronte all'officina di un fabbro, e si accorse
che il suono dei martelli sulle incudini era a volte consonante, e a volte
dissonante. Incuriosito, entrò nell'officina, si fece mostrare i martelli, e
scoprì che quelli che risuonavano in consonanza avevano un preciso rapporto
di peso. Ad esempio, se uno dei martelli pesava il doppio dell'altro, essi
producevano suoni distanti un'ottava. Se invece uno dei martelli pesava una
volta e mezzo l'altro, essi producevano suoni distanti una quinta
(l'intervallo fra il do e il sol). Tornato a casa, Pitagora fece alcuni
esperimenti con nervi di bue in tensione, per vedere se qualche regola
analoga valesse per i suoni generati da strumenti a corda, quali la lira.
Sorprendentemente, la regola era addirittura la stessa! Ad esempio, se una
delle corde aveva lunghezza doppia dell'altra, esse producevano suoni
distanti un'ottava. Se invece una delle corde era lunga una volta e mezzo
l'altra, esse producevano suoni distanti una quinta...
[da Pitagora,: la Matematica dell'armonia di
Piergiorgio Odifreddi (La Stampa giovedì 7 maggio 1998)]
I Pitagorici ritennero i numeri il principio di tutto anche perché
constatarono che il mondo non è un caos, disordinato, ma una armonia
misurabile attraverso i numeri.
Occorre precisare che i Pitagorici consideravano "numeri" solo gli interi
positivi (i numeri naturali) e al più di questi si potevano considerare i
rapporti (i numeri razionali).
I numeri hanno un principio: il pari e il dispari, fattori
primordiali, da cui scaturiscono i numeri, a loro volta origine di tutte le
cose. I numeri poi avevano una loro personalità: i numeri dispari erano indissolubili, maschili, perfetti e
benevoli; i numeri pari erano invece scindibili e dunque femminili, imperfetti e
doppi.
Un motivo è da ricercarsi nel fatto che i numeri erano disposti secondo una
disposizione geometrica: i pari formano due file, mentre i dispari hanno
sempre una punta. Una freccia allora potrebbe passare agevolmente fra
i numeri pari, mentre sarebbe bloccata dai numeri dispari. I numeri pari
allora, dando l'idea dell'illimitatezza, erano considerati imperfetti,
mentre i numeri dispari, limitati, erano considerati perfetti.
Identificavano qualche attributo umano in molti numeri.
- l' uno era oggetto di una vera e propria venerazione, in quanto
esprimeva l'unità originaria (monade) di cui tutti gli altri numeri, e quindi tutte
le cose, erano composti. Esso non era considerato un numero dispari;
- il due, primo numero pari, esprimeva la contrapposizione al vero
sapere, era considerato l'opinione;
- il quattro esprimeva la giustizia, perché era (escluso sempre l'uno)
il primo quadrato perfetto;
- il cinque era considerato il matrimonio, in quanto unione del primo
numero maschile e del primo femminile;
- il sei era associato al matrimonio ed alla salute perché è il prodotto
del primo numero pari e del primo numero dispari; aveva inoltre il
significato dell'equilibrio, simboleggiato da due priangoli accoppiati per
le basi;
- il dieci (la sacra tetraktys), era
l'unione dei primi quattro numeri (1 + 2 + 3 + 4). Ad essa i Pitagorici
rivolgevano questa preghiera:
«benedici noi, numero divino, tu che hai generato gli dei e gli uomini!
Oh santa, santa Tetraktis, tu che contieni la radice e la fonte della
creazione sempiterna! Poiché il numero divino inizia con l’unità pura e
profonda, e raggiunge in seguito il Quattro sacro; poi genera la madre di
tutto, la sacra decade che tutto comprende, il primo - nato, colui che non
devia mai, e mai è stanco, il Dieci sacro che detiene la chiave di tutte
le cose».
Liberata dal suo misticismo, la filosofia pitagorica conteneva l'idea
fondamentale che soltanto attraverso il numero e la forma l'uomo possa
afferrare la natura dell'Universo.
La stretta connessione tra forma e numero si trova nella rappresentazione
dei numeri in forme geometriche, ad esempio triangoli o quadrati.
Ma non dimentichiamo le loro classificazioni di numeri in amici, perfetti,
fortunati...
[da Dantzig, T, “Il numero - linguaggio della
scienza”, La Nuova Italia - Firenze]
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